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I luoghi di Torino

Faro della Maddalena

Venne inaugurato il 24 maggio 1928 il Faro della Vittoria al Parco della Rimembranza, sul colle della Maddalena. Il Faro, dono di Giovanni Agnelli alla città, è opera di Edoardo Rubino e celebra la vittoria della Grande guerra.

Teatro Regio

Nella capitale del Regno di Sardegna un piccolo teatro per feste musicali e melodrammi esisteva già presso il Palazzo Vecchio di San Giovanni, residenza della corte. Il monarca Carlo Emanuele III però, seguendo la politica di consacrazione di Torino a capitale di rango europeo che già aveva ispirato il padre Vittorio Amedeo II, avviò il progetto per un nuovo teatro. I primi disegni sono del 1731 e portano la firma di Filippo Juvarra. La costruzione del teatro iniziò nel 1737, sotto la guida dell'architetto di corte Benedetto Alfieri. Venne inaugurato il 26 dicembre 1740. Il teatro aveva una grande sala di forma ellittica, cinque ordini di palchi e una capacità di 2500 posti. L'armonia dell'edificio e l'eleganza degli arredi raccolsero subito ampi consensi e il teatro divenne una meta irrinunciabile per i cultori di musica e più in generale per i viaggiatori stranieri che compivano il Grand Tour, alla scoperta delle bellezze della penisola. Secondo Joseph - Jerome Le Francois (vivace memorialista autore nel 1769 di un "Voyage en Italie"), il Teatro Regio era "il più studiato, il meglio disposto, il più completo che si può ammirare in Italia; il più riccamente e il più nobilmente decorato che si abbia nel genere moderno".

Piazzetta dei Maestri Minusieri

Il nome di questa piazza è un'ardita italianizzazione di una parola piemontese che significa "falegnami" e oggi è un bell'esempio di interventi di restauro che hanno recuperato un luogo altrimenti abbandonato al degrado non solo urbanistico. Ripavimentazione, illuminazione con romantici lampioni fin-de-siècle, pulitura di facciate hanno reso bella e certamente più sicura sia questa piazzetta sia la via che la attraversa, una delle rare strade curve che attraversano Torino. Una piccola lapide ricorda i mestieri che qui si svolgevano, in una Torino che da poco era stata assurta a capoluogo del ducato sabaudo. 
Fino a pochi anni fa in un portone murato, incorniciato da complesse figure che si intrecciavano con strani simboli, c'era un affresco a dir poco inquietante. L'affresco raffigurava una sala con serie di volte ad arco che poggiavano su un pavimento a grossi scacchi rossi, verdi e bianchi. L'aspetto più tenebroso di questo bizzarro dipinto era una figura incappucciata che si sporgeva da una delle colonne raffigurate. Purtroppo del misterioso dipinto rimangono poche tracce.

Nessun luogo

I romani, giunti nei dintorni di Torino, trovarono le paludi fuori della città così desolanti da definirle "nihil locus", nessun luogo. Da questa amara definizione deriva il nome di Nichelino.

Via Garibaldi ovvero via Dora Grossa

Via Garibaldi, l'antico Decumanus Maximus (una delle due strade bisettrici - l'altra era detta Cardo - che, formando una croce, erano la base intorno alla quale sorgevano gli accampamenti militari romani) fino al secolo scorso si chiamava via Dora Grossa. Il nome non tragga in inganno: il termine Dora non si riferiva al vicino torrente che attraversa la città; la "dora" o "dojra" era il rio che veniva fatto scorrere al centro della via per portar via i rifiuti, una sorta di fogna rudimentale. L'etimo "dora" è di origine celtica e significa "acqua". Ne sono esempio il fiume Duero, che attraversa Spagna e Portogallo, e in ogni caso le due "dore" piemontesi (Dora Baltea e Dora Riparia).

Imbarcadero di Genova

La stazione di Porta Nuova, o meglio l'edificio provvisorio che verrà poi esteso fino alle dimensioni odierne, venne edificata nel 1848 dall'ingegner Spurgazzi per ospitare i passeggeri in partenza sulla linea ferroviaria Torino - Moncalieri. Si trovava leggermente più arretrata rispetto alla stazione odierna, lungo via Nizza, e per un anno restò limitata ad una struttura in legno. I Torinesi la battezzarono "Imbarcadero di Genova" come auspicio per i futuri viaggi verso il mare, che ci si augurava fossero possibili a costi ridotti.

Via Conte Verde

Via Conte Verde si chiamava, nel Medioevo e fino a tutto il Settecento, contrada dei Pasticceri, essendo collocate in quel quartiere tutte le botteghe di pasticceria della cittadina.