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La storia di Torino in pillole

Moti insurrezionali

L'11 marzo 1821 iniziarono anche a Torino, come ovunque in Europa, i moti insurrezionali. 
Il capitano Vittorio Ferrero, alla guida di truppe composte di soldati insorti e di civili occupò l'ospedale di San Salvario, costringendo Vittorio Emanuele I all'abdicazione e ad abbandonare Torino. Il 13 marzo Carlo Alberto, reggente in luogo di Carlo Felice, proclamò la Costituzione. Il 22 marzo tuttavia venne costretto da Carlo Felice ad abbandonare Torino, sostituito temporaneamente dal conte Vittorio Sallier de la Tour.

Quartiere "a luci rosse"

Un ordinato del comune del 1436 stabiliva di affittare case a uso di postribolo nei pressi di Porta Pusterla: le prostitute potevano uscire solo 2 giorni la settimana, il mercoledì e il sabato, portando una fettuccia sulla spalla destra, che consentisse di riconoscere la loro professione. 
Potevano andare a messa solo alla chiesa di San Dalmazzo non oltrepassando il campanile, o a Sant'Andrea (attuale Consolata) seguendo la via lungo il muro di cinta.

Prefetti all'ombra dell'Impero Romano

Il primo "curator" municipale di Torino sembra essere stato Postumio Mariano, funzionario imperiale sotto il regno di Settimio Severo. Ricoprì, come previsto dalla carica, funzioni di sorveglianza sul municipio (era cioè una sorta di prefetto). Restò in carica dal 193 al 211 d. C. e gli successe Statilio Onorato.

Console torinese a Roma

Caio Rutilio Gallico, nato a Torino, venne nominato console di Roma per due turni elettorali consecutivi. I suoi natali e gli onori politici gli valsero, inoltre, la nomina a vita di patrono della citta. Il "patronus" era una sorta di rappresentante a Roma degli interessi locali, con funzioni di mediatore culturale e di ambasciatore.

Da ducato a regno

Il Settencento è stato in Piemonte il secolo delle riforme. La più importante, istituzionale, vide il passaggio del ducato sabaudo a regno, con la nomina di Vittorio Amedeo II a re di Sicilia - dal 1718 di Sardegna - dopo la guerra di successione spagnola e la pace sancita dai trattati di Utrecht e Rastadt. In base agli accordi il territorio sabaudo consolidava la continuità territoriale con l'annessione di tutte le terre monferrine oltre ai distretti della Lomellina e della Valsesia.

Problemi del territorio

In seguito alle guerre di successione polacca (1735 - 1738) e austriaca (1744 - 1747) e al ritorno in Europa di un assetto politico più stabile, il regno sabaudo ottenne i distretti di Tortona e Novara (pace di Vienna, 1738) e in seguito (Aquisgrana, 1748) l'Alto novarese, i distretti di Voghera e Vigevano, portando il confine alle sponde del Ticino, in un assetto stabile fino alla fine del secolo.

Breve parentesi napoleonica

L'invasione e l'annessione alla Francia rivoluzionaria (1798) determinarono un cambiamento radicale nella forma urbana delle città piemontesi soprattutto a partire dal 1800, all'indomani della vittoriosa battaglia di Marengo. 
Il 23 giugno Napoleone promulgò l'editto che imponeva l'immediata smilitarizzazione delle fortezze del Piemonte, fatte salve per motivi logistici, le cittadelle di Torino e Alessandria, e il forte di Gavi. Seguirono progetti e piani di abbellimento che interessarono Torino e altre città: per Cuneo venne approvato un piano "d'embellissement et d'angrandissement", subito approvato dal generale Jourdan sopratutto per porre rimedio agli ingenti danni provocati dalla smilitarizzazione delle fortificazioni e per ovviare alla ristrettezza dell'abitato preesistente. Vennero progettate "promenades" che dessero "piacere e salubrità". 
Come per Torino, anche per Cuneo e per le altre città che si doteranno di piani - Casale, Tortona, Valenza, Alessandria - il problema della fattiblità dipendeva dalle scarse risorse dei comuni. Per questo nel 1804 il governo francese decideva di cedere gratuitamente "remparts, murailles, fosses" delle città smilitarizzate in cambio dell'impegno di sgombero delle macerie e dell'impiego del terreno per fini di utilità pubblica.

Adelaide di Susa

Torino fu contea franca sino alla metà del X secolo, quando la dinastia degli Arduinici creò la Marca che mantenne il dominio della città e delle vallate torinesi sino alla morte di Adelaide di Susa, nel 1091. Il matrimonio di Adelaide con Oddone I di Savoia dette l'avvio alla politica espansionistica sabauda verso la città, che tuttavia solo nel 1280 passò sotto il controllo di Tommaso II di Savoia - Acaia; la dominazione sabauda si stabilizzò definitivamente intorno all metà del XV secolo quando nel 1424, Amedeo VI di Savoia - Moriana ottenne per sè e per i suoi discendenti il titolo di principe del Piemonte.

Ricchezza smodata

Si dice che Carlo Emanuele I abbia risposto a Enrico IV, che gli domandava quanto percepisse dalla Savoia e dal Piemonte, in modo singolare e lusinghiero: "Dalla Savoia incasso quanto posso e dal Piemonte tutto quello che voglio".

Pregi e difetti dei piemontesi

Sul Theatrum Sabaudiae, il volume celebrativo voluto da Carlo Emanuele II, si trova la seguente descrizione dei costumi dei piemontesi: "è vero che la fertilità delle loro terre fa sì che essi sembrino un po' pigri e un po' troppo inclini ai piaceri della tavola; tuttavia si può dire che in generale siano ugualmente adatti alle armi e alle scienze, soprattutto se, lasciata la patria, non ricusano di emigrare. Nel resto meritano lode, perchè sono affabili con gli stranieri, ospitali, sempre allegri, obbedienti e fedeli al loro principe e devoti a Dio e alle cose sacre. Ma come non c'è popolo senza difetto, queste buone qualità sono guastate da qualche pecca. 
Quelli di Torino hanno acquisito da tempo cortesia e affabilità, così i numerosi rapporti commerciali con gli stranieri li hanno resi astuti e pertanto meno franchi e meno sinceri degli altri piemontesi. La loquacità di quelli di Chieri e la continua dissimulazione dei biellesi sono diventate proverbiali. Fra i cittadini del monregalese durarono a lungo, con frequenti spargimenti di sangue, fazioni e continue discordie. Molti di quelli che abitano le valli di Cuneo e di Saluzzo sono affetti da cretinismo, ottusi e incapaci".

Nobili rampolli

I figli dei nobili si dedicavano generalmente agli studi letterari o alla carriera militare. Contribuivano moltissimo all'avanzamento degli studi in Piemonte, oltre alle Università, i collegi scientifici, i Senati supremi, le Camere dei Conti e i tribunali, che, in ragione del grande incremento delle loro strutture nel corso del 1600, costituivano un vivo incitamento per coloro che intendevano aspirare alle cariche o intraprendere una carriera in magistratura.

Fuoco distruttore

Tacito, nelle sue "Historiae", narra di una strage provocata a Torino, durante l'impero di Vitellio, da una rissa tra soldati legionari. Sembra che poco dopo la partenza di quei soldati la città di Torino sia rimasta distrutta da un gravissimo incendio provocato da alcuni loro fuochi rimasti accesi.