Lo abbiamo ospitato per la prima volta al FolkClub nel marzo 2011 ed è stato amore a prima vista, anzi a primo ascolto. Ci conquistò l'incredibile genuinità di un artista vero, profondo, allergico a qualunque fronzolo o fuffa (bullshit direbbe lui), completamente votato all'espressione del bello e del vero nella sua musica. La magia si è ripetuta nell'estate 2013, in un affollato concerto al Museo di Scienze Naturali. E poi a gennaio dell’anno scorso al FolkClub, quando, oltre al concerto “canonico”, Jamie (il nome di Bocephus King all’anagrafe è Jamie Perry) ci regalò un meraviglioso e indimenticabile “secret show” riservato ai sottoscrittori della nostra campagna di crowdfunding, in cui si esibì in due set (uno in solitaria, l’altro con la band) interamente dedicati alle composizioni di Bob Dylan. E’ nostro costume evitare di ripresentare lo stesso artista in due stagioni consecutive, ma nel caso di Jamie, che arriva tra l’altro con un nuovo disco fresco di stampa, abbiamo fatto un’eccezione volentieri, anzi volentierissimo!
Il canadese Bocephus King è uno straordinario e poliedrico songwriter. Difficile catalogarlo in un genere specifico, anzi impossibile. Country, blues, soul, vaudeville, swing, burlesque, motown, roots, King si muove tra tutti questi generi senza incarnarne veramente nessuno, ma traendo da ognuno di essi ciò che meglio si armonizza con la sua sensibilità di artista originale e indipendente. Il suo odio dichiarato per il “music business”, che ha bisogno di incasellare ogni artista in un genere per renderlo un prodotto appetibile a un target di mercato, gli ha chiuso molte porte, confinandolo a un apprezzamento di nicchia, per pochi eletti, ma lo ha mantenuto vero, genuino, incorruttibile.
Il suo primo e perduto (è oggi introvabile) disco Joco Music risale al 1996, è tirato in pochissime copie, quante bastano però a imporlo all’attenzione di uno dei sancta sanctorum della musica americana: Austin. Viene così chiamato in Texas dalla New West Records, con la quale pubblica nel ‘98 A small good thing. Numerosi critici, in tutti gli Stati Uniti, lo collocano tra i 10 migliori dischi dell’anno. Il successivo Blue sickness (2000), contiene sonorità più cupe ...più Motown che cow town... commenta un critico, e ottiene un buon successo, venendo recensito su Billboard e Mojo. È il disco che gli apre le porte dell’Europa, dove è spesso in tour, viene apprezzato più che oltreoceano, e Buscadero gli dedica una copertina. I continui tour e la nascita di una figlia lo tengono lontano dello studio di registrazione fino al 2004, quando esce All Children believe in heaven. Un cd dedicato alla memoria di alcuni eroi di Jamie, come Montgomery Clift, Henry Miller, Jack Kerouac. Il disco rilancia l’attività live di King, ed è definito da Fast Forward “paradisiaco”. Segue un periodo di inattività, durante il quale Bocephus King è alle prese con alcuni problemi personali, risolti i quali torna on the road nel 2011, in occasione dell’uscita del suo straordinario quinto disco Willie Dixon God Damn!
Al FolkClub Bocephus King (voce e chitarre) presenta il suo nuovo CD Illusion of permanence con la Orchestra Familia, ovvero Ali Razmi (setar e voce), Owen Bryce Connell (tastiere), Max Malavasi (batteria) e Fulvio Renzi (violino).
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