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Torino: miti e leggende

Ufo che atterrano sul Musinè

Il monte "magico" per eccellenza in Piemonte è per tradizione il Musinè: montagna misteriosa, spoglia di vegetazione, regno di vipere, secondo alcuni ufologi piattaforma di atterraggio per gli extraterrestri, luogo preposto ai sabba e a chissà quali altri riti.
Tanto si è scritto e ancor più si è detto su questa montagna: di certo c'è solo la sua particolare natura geologica e naturalistica che rende il Musinè unico in un panorama di montagne tutte uguali fra loro. Spesso si è detto che dal suo interno si sprigiona un'energia particolare e così forte da trasformare questo modesto rilievo in una sorta di antenna da cui partono segnali che si perdono nell'universo.
Che a volte vengano raccolti da civiltà aliene?

Numero nefasto dei Savoia

Uno dei più accreditati astrologi operanti a Torino fra gli anni Quaranta e Settanta, Mario Segato, dichiarava di aver individuato il numero nefasto per i Savoia e i loro parenti: il 28. Carlo Alberto infatti morì il 28 luglio e allo stesso modo morirono il giorno 28 il figlio di Carlo Emanuele III, Carlo Romualdo di Savoia, e la figlia di Vittorio Amedeo II, Maria Carola. La principessa Mafalda morì nel campo di concentramento di Buchenwald il 28 agosto 1944. Anche Vittorio Emanuele III spirò il 28, a dicembre, e così pure Elena.

Librerie esoteriche

Coloro che amano documentarsi prima di visitare i luoghi della Torino magica possono recarsi in due librerie storiche per quanto riguarda l'esoterismo: l'Arethusa di via Po 2 e la Psiche di via Madama Cristina 70/b. Qui si vendono tutti i testi della cultura esoterica e paranormale. E non solo: si troveranno pendolini, sfere di cristallo, tarocchi e ogni altro strumento per la divinazione.
Non chiedete però apertamente notizie sui luoghi magici: se non siete conosciuti vi verrà risposto con riferimenti vaghi, a volte addirittura dissuasori.

Magia nera: piazza Statuto

La "Torino nera" naturalmente è la Torino orientata ad ovest, là dove tramonta il sole, il luogo dell'oscurità, della morte. L'Occidente è da sempre legato al Male, basti pensare alla cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre: i due peccatori vengono spinti dall'est per eccellenza a peregrinare verso ovest.
L'Ovest della Torino antica corrispondeva con l'odierna piazza Statuto e la "valle degli uccisi" (tra gli odierni corso Valdocco e appunto il Rondò della Forca).
Scavi recenti hanno riportato alla luce proprio qui ossa di giovani corpi: qualcuno mormorò di antichi sacrifici umani a cui non raramente ricorrevano i Celti. Del resto anche il moderno monumento al traforo del Frejus con i suoi corpi bianchi riversi sul monte nero è di aspetto sinistro e nel suo contrasto di colori rivela ancora una volta la dualità magica di Torino.
La stessa simbologia della scultura è alquanto strana: l'angelo che sovrasta il monumento dovrebbe rappresentare la scienza che trionfa sui titani, ma da quando un angelo rappresenta il raziocinio e la ragione? Se il Bene e il Male si richiamano e si rincorrono, anche la Ragione e l'Irrazionale si incontrano e si fondono in questa piazza. A pochi metri dal monumento dei caduti del Frejus, in direzione corso Francia, si erge una stele, eretta a ricordo di Giovanni Battista Beccaria. La piccola stele segna il 45° parallelo che passa per Torino e ha il suo omologo a Rivoli.
Eretta a testimonianza della facoltà del'uomo di misurare la Terra e prenderne possesso, è circondata da un doppio cerchio di alberi sfasati. Strana disposizione ma solo in apparenza. Questo è un "ring", un anello celtico, rafforzato e raddoppiato dalla forza energetica degli alberi.
Chiunque entri in quel cerchio sente di colpo l'atmosfera cambiare e il rumore assordante del traffico affievolirsi improvvisamente: l'aria sembra farsi pesante e immobile, mentre si sfumano i confini fra Ragione e Irrazionalità.

Magia nera: il rogo del Cinema Statuto

Saranno tanto casuali le coincidenze che funestarono piazza Statuto nel carnevale del 1983? Carnevale inquietante perché dedicato al tema del Diavolo: tema fortemente avversato dalla Curia e da molti circoli esoterici anche se, è ovvio, per motivi diversi. Il destino funesto si manifestò alla chetichella: tavole rotonde "saltate", appuntamenti rinviati. Nessuno però poteva presagire il dramma.
Benché nel programma carnevalesco si fosse "evitato qualunque momento di festa in piazza Statuto", come un giornalista scrisse su "Panorama" in un articolo su Torino intitolato "Il tavolino balla in collina", il cinema Statuto prese fuoco in un'affollata domenica pomeriggio: ci furono decine di vittime, carbonizzate. I festeggiamenti furono sospesi e subito qualcuno fece notare come il film proiettato portasse il titolo "La capra": simbolo demoniaco ovunque, in Francia (il film era una produzione d'oltralpe) la capra è sinonimo di sfortuna e malasorte.
I cabalisti ebbero motivo di sbizzarrirsi: l'incendio avvenne il 13 febbraio e nel rogo morirono 31 persone, d'altronde 31 è un 13 "rovesciato". Il 13, come si sa, è da sempre un numero che porta sfortuna e nei tarocchi è la carta del diavolo. Infine il 2 (il mese di febbraio) è, secondo alcune cabale, il numero collegato all'incendio e al caos.

Atlantide e Torino

Anche i razionalissimi Romani, quando fondavano una città, si attenevano ad un preciso rituale magico-religioso: essi orientavano i loro insediamenti in direzione est-ovest e nord-sud, sfruttando i due cardi intersecanti fra loro. Tuttavia l'insediamento che diede poi vita ad Augusta Taurinorum presenta un'anomalia. Recenti studi hanno scoperto che il Decumanus era orientato con uno scostamento di circa 30° dalla direzione est.
Ne consegue che i Romani dovettero adattarsi ad un preesistente insediamento che aveva rispettato altri criteri urbanistici. Ma quali? Alcuni studiosi non accademici avanzano l'ipotesi che la pianta della città fosse stata tracciata seguendo i criteri che Platone ricorda descrivendo le città che sorgevano in Atlantide. Queste erano formate da tre cerchi concentrici uniti da diametri tra loro perpendicolari, che formavano zone o livelli iniziatici.
Il cerchio centrale, la cosiddetta area sacra, era riservato ai riti misterici. Quest'area era suddivisa in tre sotto aree caratterizzate ognuna da un metallo: oro, argento e rame. I quartieri erano invece identificati da un colore, che era esibito solo nel rione a cui era stato assegnato. I colori e i metalli rappresentavano gli strumenti esoterici che consentivano di entrare in contatto con gli spiriti dell'aldilà.

Ballo orgiastico a Palazzo Levaldigi

Palazzo Levaldigi in via Alfieri 5, sembra funestato da un destino maligno. La leggenda racconta che il sontuoso portone, la "Porta del Diavolo", sia stato edificato in una sola notte e che si debba trattare sicuramente di opera del demonio.
Un'altra leggenda invece ricorda di come il palazzo sia stato sede di un ballo orgiastico in cui i partecipanti hanno danzato ininterrottamente per tre giorni e altrettante notti. Si potevano intravvedere dalle finestre festanti nudi che commettevano ogni sorta di "atto impuro". Al terzo giorno una giovane ballerina cadde morta per la stanchezza (o per chissà quale altro motivo!) e ora il suo fantasma continua ad aggirarsi nelle stanze del palazzo, condannata a danzare per l'eternità.

Triangoli magici

Si sente spesso parlare di Torino come di un vertice di un misterioso triangolo di città magiche. Non è facile trovare dei riscontri documentabili, tuttavia un'incisione secentesca di un lunario conservato in un ristorante di Chartres ci può dare qualche indicazione: raffigura un angelo che vola su una cartina geografica del centro-nord Europa. Con un'ala tocca Chartres, Rouen e Amiens, mentre con la mano sinistra indica Santiago di Compostela e con la destra Torino. Appena toccata da un braccio è Lione. Non sono indicate altre città, tranne Londra, che però non è neppure sfiorata dall'angelo. Sono state date interpretazioni diverse a quest'incisione: c'è chi vi ha visto un'ipotetica mappa per i fedeli che visitavano le grandi cattedrali europee, ma Torino non rientra in questo tipo di pellegrinaggio, tanto meno Lione o Londra, non cattolica, mai meta di pellegrinaggi e di certo città non considerata santa.
La lettura può essere allora esoterica, soprattutto confrontando l'incisione con un'altra coeva, nella quale si vede un enorme drago alato che si estende dal Canale della Manica all'Europa orientale. Fra le sue fauci c'è Londra, la sua coda tocca Praga e le sue zampe poggiano su Lione e Torino.
Triangolo o quadrangolo magico che sia, forse davvero Torino ha avuto e conserva un ruolo esoterico nella geografia magica del Vecchio Continente.

La tomba di Fetonte

Il poeta quattrocentesco Antonio Astesano, nel suo "Carmen de varietate fortunae, sive de vita sua et gestis civium astensium", racconta che proprio nel luogo in cui oggi sorge la chiesa di San Dalmazzo, ai tempi di Plinio era possibile vedere la tomba di Fetonte, il mitico fondatore della città. La notizia sembra confermata dal ritrovamento all'interno della chiesa di una lapide che parla del leggendario personaggio.

Torino magica: prima traccia

Le circostanze della morte del Vescovo Amulo, nell'899 d. C., sono ammantate di mistero. Sembra che gli sia apparso in sogno il demonio sotto forma di volpe e che egli lo abbia inseguito a lungo, in stato di sonnambulismo, sino a che si perse di lui ogni traccia. Tale sorte gli sarebbe spettata per la colpa della distruzione delle mura romane. Ricerche storiche tuttavia dimostrano che ad Amulo si deve lo smantellamento di una piccola porzione di mura, distrutte poi nel corso del secolo successivo dalle invasioni di ungari e saraceni.
Non è improbabile però che la popolazione di Torino provasse risentimento per una decisione che aveva in definitiva favorito le invasioni.

Ungari e saraceni

Nel corso del X secolo si ebbero in Piemonte ripetute invasioni di ungari [dal termine originale ongar deriva l'italiano orco] e saraceni.
Una leggenda vuole che abbiano saccheggiato anche Torino, distruggendo la chiesa di San Secondo, appena fuori le mura, e che in tale occasione le reliquie del Santo fossero state trasportate in città.

Delitto inspiegabile

Il 25 ottobre 1868 le autorità si trovarono di fronte ad un fatto di sangue mai spiegato: giunse alla Madonna del Pilone un carro carico di vino, sul quale le guardie daziarie trovarono il conduttore morto, trafitto da 4 coltellate.